Sabato 12 aprile a Roma si manifestava
per il diritto alla casa, non un diritto da poco.
Un tetto è fondamentale per costruire
felicità, per allevare dei figli.
Il nucleo familiare è l'essenza in
piccolo di uno stato.
Faccio questa premessa perché quando
si parla delle manifestazioni e poi dell'inevitabile scontro che
succede si evita sempre, spesso volontariamente, di chiarire il
perché una tal manifestazione si stava svolgendo, facendo passare
sempre i manifestanti come un'orda di barbari assetata di sangue e i
poliziotti come l'ultimo baluardo a difesa, difesa poi di cosa ancora
ce lo devono spiegare.
Forse difesa da noi stessi.
Chi manifesta per il diritto alla casa
non è un facinoroso, manifesta per un sacrosanto diritto, si batte
per qualcosa di fondamentale per l'uomo.
Detto questo, bisognerebbe chiarire una
volta per tutte che le forze dell'ordine in piazza dovrebbero
difendere l'incolumità di tutti i cittadini ma, e questo che sto per
dire a loro e ai loro capi pare non tornare, anche i manifestanti
sono cittadini.
Quindi non si tratta di due eserciti
che si scontrano, non è una battaglia campale.
Dico questo perché leggendo le parole
del Prefetto di Roma Pecoraro sembra il contrario.
Il sopracitato afferma che lui trova
impensabile che un poliziotto possa aver apostrofato i manifestanti
con epiteti quali “merda”.
Precise parole, “Io che dei
poliziotti abbiano detto a chi manifestava gente di merda non ci
credo”.
Il problema, Pecoraro, è che noi ci
crediamo e nelle logiche democratiche, ammesso che sia una parola
ancora utilizzabile, NOI siamo lo Stato e voi siete quelli che devono
rappresentarci e difenderci.
Comunque a noi cittadini comuni va
anche fin troppo bene finché un poliziotto ci interpella definendoci
“gente di merda” perché, senza voler riesumare avvenimenti ormai
troppo lontani, alla scuola Diaz a Genova è successo ben altro, a
Federico Aldrovandi è successo ben altro ( non si rompono manganelli
sulla schiena di un ragazzo se non si crede di avere un patentino di
impunità ) e la lista la chiudo qui.
Definire “un successo” il pestaggio
e il calpestamento di gente inerme è quanto meno opinabile e non me
ne voglia ( sempre Pecoraro ) ma usare come alibi a difesa di scene
di insensata violenza il fatto che un poliziotto guadagna solo 1.200
euro mensili crea un pericoloso precedente perché allora tutti quei
lavoratori, dato il periodo di recessione economica non sono pochi,
che vengono licenziati o si vedono decurtare stipendi, non sempre per
giuste cause, guadagnando anche meno dei sopracitati 1.200 euro
mensili saranno autorizzati o quantomeno compresi se daranno in
escandescenza e faranno volare qualche “ceffone” a quei manager
che con politiche poco lungimiranti hanno fatto fallire aziende e
credono che la delocalizzazione sia l'unica risposta.
Alla fine di tutto vi dico continuate
pure a darci delle merde, De Andrè ci ha insegnato che dal letame
nascono i fiori.
Giulio Mignini
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