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venerdì 11 aprile 2014

Italo Calvino, la sfida al labirinto (e alcuni consigli per il prossimo millennio)



Italo Calvino ha percorso da protagonista tutti i passaggi storici e culturali del secondo dopoguerra; convinto che l'intellettuale dovesse essere "presenza storica attiva" dentro la società, Calvino comprese prima di altri le
profonde trasformazioni del tessuto urbano e sociale legate alla rapida industrializzazione del paese durante gli anni 60. La realtà gli apparve come un "caos", un "labirinto", una "marmellata" dove l'uomo rischia sempre di perdersi; davanti alle tendenze formaliste della Neoavanguardia, che sosteneva  l'assoluta autonomia dell'arte e della parola rispetto alla società e alle relazioni umane, Calvino rivendicò  il valore civile e morale della ragione. Il compito della letteratura è quello di offire una "mappa" del labirinto, conservando una tensione etica e conoscitiva, scevra da condizionamenti politici e ideologici.
La letteratura si presenta quindi come la creazione di un mondo governato dall'intelletto, un processo combinatorio, dove l'immaginazione, sulla base di pochi elementi prestabiliti (una teoria scientifica, la disposizione dei tarocchi, l'incipit di una storia...), tesse nuove trame, e nuovi disegni. La narrativa calviniana è tecnica e gioco, regola e libertà creativa, un cristallo complesso e sfaccettato, dentro una struttura chiusa e calcolata.
Poco prima di morire, Calvino scrisse i testi di alcune conferenze che avrebbe dovuto tenere alla Harvard University, pubblicate nel 1988 con il titolo "Lezioni americane. Sei proposte per il nuovo millennio"; si tratta di cinque valori (il sesto - la consistenza - non ebbe il tempo di definirlo) che la letteratura (e l'umanità) dovrebbe conservare nel futuro.
- "Leggerezza" significa guardare alla complessità del mondo e dell'esistenza umana superando la "pesantezza", quella rete di restrizioni pubbliche e private che ci avvolge, attraverso uno sguardo comico, ironico e distaccato, "leggero", appunto.
- "Visibilità" coincide con l'immaginazione, che per Calvino è uno strumento di conoscenza al pari della scienza; l'immaginazione è apertura sul possibile e sul potenziale, su ciò che non è stato, che forse non sarà ma che avrebbe potuto essere. Lo scrittore deve mantenere la sua autonomia, la sua libertà creativa rispetto alle immagini "altre", ereditate dalla cultura di massa.
- "Esattezza" richiama proprio l'aspetto razionale, l'impianto logico e calcolato della narrativa calviniana; esattezza significa conservare una tensione etica e conoscitiva, mantenere viva la fede nelle capacità della ragione di dare forma e senso al  mondo.
- "Rapidità" è l'economia dell'espressione; per Calvino, scrivere "breve" significa condensare attraverso una prosa concreta, precisa, sobria e trasparente le aperture verso il mondo esterno.
- "Molteplicità" allude al tempo, concepito come plurimo e ramificato, insieme di destini possibili.

Nel suo ultimo romanzo, Palomar, Calvino scrive che "l'uomo si mette in marcia per raggiungere passo a passo la saggezza, non vi è ancora arrivato"; alla ricerca di un'ideale di perfezione assoluta, Calvino trovò il caos del mondo, in cui orientarsi secondo questi due opposti principi: "il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimenti continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, farlo durare, e dargli spazio" (Le città invisibili, 1972).


Giulio Aronica.

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