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lunedì 9 giugno 2014

Il fantasma della libertà


[...] giunto alla fine della mia vita, ho la certezza che la Rdt non è stata costituita invano. [...] Un numero sempre maggiore di persone dell'est si renderà conto che le condizioni di vita nella Rdt li avevano deformati assai meno di quanto la gente dell'ovest non sia deformata dal capitalismo e che nelle scuole i bambini della Rdt crescevano più spensierati, più felici, più istruiti, più liberi dei bambini delle strade dominate dalla violenza della Repubblica Federale. I malati si renderanno conto che nel sistema sanitario della Rdt, nonostante le arretratezze tecniche, erano dei pazienti e non oggetti commerciali del marketing dei medici. Gli artisti comprenderanno che la censura, vera o presunta, della Rdt non poteva recare all'arte i danni prodotti dalla censura del mercato. [...] Gli operai e i contadini si renderanno conto che la Rft è lo Stato degli imprenditori e che non a caso la Rdt si chiamava «Stato degli operai e dei contadini». [...] Molti capiranno che anche la libertà di scegliere tra Cdu, Spd, Fdt è solo una libertà apparente. (Erik Honecker, Segretario generale del Comitato Centrale della SED, Partito Socialista Unificato della Germania Est)




"Il fantasma della libertà" (1974), è il penultimo film di Luis Bunuel, dove il maestro aragonese, con il gusto per il grottesco e il paradossale che caratterizza tutta la sua attività cinematografica, irride la falsa libertà della società occidentale (e, forse, dell'umanità intera), che si consuma dentro strutture sociali, convenzioni e gerarchie immutabili. Il movimento autentico, anarchico della vita sfugge sempre all'uomo occidentale, imprigionato nella forma, nelle maschere (imposte o meno) che è costretto ad assumere nella società borghese. La rivolta, per Bunuel, è inutile e velleitaria. La borghesia è la protagonista della Storia. Gli umili sono solo comparse, senza voce, o quasi. Il "marxismo negativo" di Bunuel non conduce agli esiti rassicuranti del marxismo ufficiale(cui il regista spagnolo, fedele al suo ateismo morale, politico e religioso, non avrebbe mai potuto credere), in cui la libertà è libertà dal padrone, dalla schiavitù del lavoro, dallo sfruttamento sociale e psicologico. 

Nell' "Uomo ad una dimensione" (1964), il filosofo tedesco Herbert Marcuse individua nei mezzi di comunicazione di massa (la televisione e la pubblicità), delle moderne forme di controllo e manipolazione del consenso. La libertà dell'individuo viene svuotata di ogni valore morale e culturale, e ridotta all'accumulo e al consumo dei prodotti realizzati dalla società capitalistica.
La libertà da ogni forma di "tolleranza repressiva" consiste nel ritrovare l' "eros", la dimensione creativa dell'esistenza, la libera espressione delle proprie capacità, la comunicazione umana.
Secondo Marcuse, non è più la classe operaia, ormai "integrata" nel sistema, ma il ceto intellettuale, i giovani, i disoccupati, gli emarginati del Terzo Mondo a doversi costituire come "avanguardie culturali" per rovesciare il sistema capitalistico.
Max Weber parla proprio di "mondo disincantato", attribuendo all'irreversibilità del progresso industriale e tecnologico, e all'applicazione dell' "agire razionale rispetto allo scopo" ad ogni ambito della vita quotidiana, l'origine della crisi di ogni valore, di ogni possibile spiegazione "spirituale" e "magica" dell'esistenza. 
Nella crisi attuale, l'emergere prepotente di nuovi populismi viene genericamente attribuito al restringimento degli spazi di partecipazione democratica e alla riduzione dei livelli di welfare state. L'ideologia del mercato, della competizione, della finanza ha lasciato tutti (o quasi) più poveri, e più soli. Se la nostra libertà si sostanzia solo nell' "assistere" a decisioni prese altrove, o nel "consumare" (sempre meno), la provocazione di Erick Honecker ha davvero un senso? Un fantasma sembra aggirarsi per l'Europa: il fantasma della libertà.

Giulio Aronica

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