Dopo l'esclusione della nazionale di calcio dal mondiale, ho sentito da più parti certe affermazioni che davvero mi hanno dato i brividi. Persone che si sono improvvisate moralizzatrici, tuonando dall'alto della loro saggezza (?) anatemi contro i piccoli e stupidi "tifosi", che adesso non avranno altro con cui "distrarsi".
In questa piccola diatriba fra moralizzatori dell'ultima ora e tifosi di lungo corso vi è un piccolo ingranaggio che gira, si compenetra con molti altri e muove le numerose altre "diatribe" che "spaccano il paese".
In Italia non esiste più morale, morale intesa nel suo senso più profondo e ampio, laica e sociale (mi astengo volutamente di parlare di morale religiosa/confessionale). E non esiste più morale perché non esistono più né istituzioni che la diffondano né persone con il sufficiente spessore intellettuale per essere "moralizzatori". Nella scuola pubblica (dalle elementari all'università) e nei suoi insegnamenti non v'è traccia della materia più importante: la vita. Infatti si è delegato completamente alle famiglie il ruolo di istruire i propri figli sulla morale civica, su cosa voglia dire essere un cittadino e vivere in comunità. Cosa sbagliatissima: lo Stato deve quantomeno insegnare ai "suoi" figli cosa voglia dire essere un cittadino responsabile, quali sono i comportamenti sociali e civili da prendere a esempio e quelli da stigmatizzare. Questo ruolo è stato spesso assolto anche dai partiti politici, che educavano i militanti secondo il proprio schema ideologico-valoriale di appartenenza; ormai anche questa funzione che i partiti svolgevano è stata accantonata. Mancando quindi il duplice supporto educazione pubblica-educazione politica, siamo una generazione (per lo meno quella dagli anni 80' in poi) che non ha punti di riferimento per quanto riguarda la morale civica. Non a caso, siamo anche sempre più portati (come società) ad evadere le tasse, non rispettare i luoghi e le cose pubbliche, non rispettare le culture diverse dalla nostra o le persone che la pensano diversamente. Non a caso la nostra classe politica ed imprenditoriale, che dovrebbe essere composta dai "migliori" della società per cultura e spessore intellettuale, è una delle più corrotte del mondo.
Tuttavia, negli schemi valoriali e comportamentali umani non esistono "vuoti". Quando un modello scompare, un altro prende il suo posto. La mancanza di esempi morali da seguire, la mancanza di insegnamento civico e morale da parte delle istituzioni e l'individualismo ormai perno della società occidentale hanno portato ad una terribile conseguenza, quella che sta proprio alla base del discorso iniziale: ovvero che ognuno si "costruisce" la propria morale in autonomia. In mancanza di una morale mondiale, europea, nazionale, laica e civile, ognuno di noi ha provveduto alla creazione di una morale tutta propria, "fatta in casa" e a portata di mano. Aderente a noi. E questo porta a due grossi problemi. Da un lato il disgregarsi di un tessuto sociale che si possa sostenere su valori condivisi, e dall'altro il giustificare e l'attaccare comportamenti altrui non in base ad un "sistema metrico valoriale" strutturato e ponderato, ma in base alle proprie personali e spesso fallaci convinzioni.
Per questo si sentono persone giustificare Silvio Berlusconi che da alto rappresentante del popolo italiano faceva sesso con escort e con minorenni. Per questo si sente attaccare con violenza inaudita persone che vivono in stato di indigenza e disperazione come gli immigrati. Per questo siamo un paese perennemente "spaccato a metà", su qualunque piano: economico, culturale, politico, sociale. Anche su Balotelli l'Italia si spacca.
Per questo si sentono persone dare la colpa della nostra decadenza morale e sociale oggi ai tifosi della nazionale di calcio, domani ai villeggianti del week-end, poi ai giovani in cerca di sballo, poi ai vecchi pensionati che non vogliono cambiare, quando in realtà la colpa di tutto quello che ci è successo e che ci succederà sarà sempre e solo di ognuno di noi.
Andrea Pecoraro
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