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domenica 29 giugno 2014

La gente dà buoni consigli se non può dare cattivi esempi....

Dopo l'esclusione della nazionale di calcio dal mondiale, ho sentito da più parti certe affermazioni che davvero mi hanno dato i brividi. Persone che si sono improvvisate moralizzatrici, tuonando dall'alto della loro saggezza (?) anatemi contro i piccoli e stupidi "tifosi", che adesso non avranno altro con cui "distrarsi".
In questa piccola diatriba fra moralizzatori dell'ultima ora e tifosi di lungo corso vi è un piccolo ingranaggio che gira, si compenetra con molti altri e muove le numerose altre "diatribe" che "spaccano il paese".

In Italia non esiste più morale, morale intesa nel suo senso più profondo e ampio, laica e sociale (mi astengo volutamente di parlare di morale religiosa/confessionale). E non esiste più morale perché non esistono più né istituzioni che la diffondano né persone con il sufficiente spessore intellettuale per essere "moralizzatori". Nella scuola pubblica (dalle elementari all'università) e nei suoi insegnamenti non v'è traccia della materia più importante: la vita. Infatti si è delegato completamente alle famiglie il ruolo di istruire i propri figli sulla morale civica, su cosa voglia dire essere un cittadino e vivere in comunità. Cosa sbagliatissima: lo Stato deve quantomeno insegnare ai "suoi" figli cosa  voglia dire essere un cittadino responsabile, quali sono i comportamenti sociali e civili da prendere a esempio e quelli da stigmatizzare. Questo ruolo è stato spesso assolto anche dai partiti politici, che educavano i militanti secondo il proprio schema ideologico-valoriale di appartenenza; ormai anche questa funzione che i partiti svolgevano è stata accantonata. Mancando quindi il duplice supporto educazione pubblica-educazione politica, siamo una generazione (per lo meno quella dagli anni 80' in poi) che non ha punti di riferimento per quanto riguarda la morale civica. Non a caso, siamo anche sempre più portati (come società) ad evadere le tasse, non rispettare i luoghi e le cose pubbliche, non rispettare le culture diverse dalla nostra o le persone che la pensano diversamente. Non a caso la nostra classe politica ed imprenditoriale, che dovrebbe essere composta dai "migliori" della società per cultura e spessore intellettuale, è una delle più corrotte del mondo.
Tuttavia, negli schemi valoriali e comportamentali umani non esistono "vuoti". Quando un modello scompare, un altro prende il suo posto. La mancanza di esempi morali da seguire, la mancanza di insegnamento civico e morale da parte delle istituzioni e l'individualismo ormai perno della società occidentale hanno portato ad una terribile conseguenza, quella che sta proprio alla base del discorso iniziale: ovvero che ognuno si "costruisce" la propria morale in autonomia. In mancanza di una morale mondiale, europea, nazionale, laica e civile, ognuno di noi ha provveduto alla creazione di una morale tutta propria, "fatta in casa" e a portata di mano. Aderente a noi. E questo porta a due grossi problemi. Da un lato il disgregarsi di un tessuto sociale che si possa sostenere su valori condivisi, e dall'altro il giustificare e l'attaccare comportamenti altrui non in base ad un "sistema metrico valoriale" strutturato e ponderato, ma in base alle proprie personali e spesso fallaci convinzioni.
Per questo si sentono persone giustificare Silvio Berlusconi che da alto rappresentante del popolo italiano faceva sesso con escort e con minorenni. Per questo si sente attaccare con violenza inaudita persone che vivono in stato di indigenza e disperazione come gli immigrati. Per questo siamo un paese perennemente "spaccato a metà", su qualunque piano: economico, culturale, politico, sociale. Anche su Balotelli l'Italia si spacca.
Per questo si sentono persone dare la colpa della nostra decadenza morale e sociale oggi ai tifosi della nazionale di calcio, domani ai villeggianti del week-end, poi ai giovani in cerca di sballo, poi ai vecchi pensionati che non vogliono cambiare, quando in realtà la colpa di tutto quello che ci è successo e che ci succederà sarà sempre e solo di ognuno di noi.

Andrea Pecoraro

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