Collaboratori

giovedì 10 luglio 2014

Condizione postmoderna

"L'Avanguardia distrugge il passato, lo sfigura. [...] Ma arriva il momento che l'Avanguardia (il moderno) non può andare oltre, perchè ha ormai prodotto un metalinguaggio che parla dei suoi impossibili testi (l'arte concettuale). La risposta postmoderna al moderno consiste nel riconoscere che il passato, visto che non può essere distrutto, perchè la sua distruzione porta al silenzio, deve essere rivisitato: con ironia, in modo non innocente" (Umberto Eco, "Postille" a "Il nome della rosa", 1983)



Secondo lo studioso francese Jean François Lyotard, la "Condizione Postmoderna"(1979) è caratterizzata dalla crisi dell'industria fordista, dallo sviluppo delle telecomunicazioni e dalla crisi delle ideologie del passato (quelle che lui chiama le "grandi narrazioni"). Se il Modernismo si era fondato sulla fede nella ragione,  nel progresso, nella costruzione di ordini sociali ideali, il Postmodernismo ha ridimensionato la propensione dell'uomo alla progettualità, alla ricerca di una prospettiva per il futuro, l'aspirazione ad una condizione universale a favore di una visione più soggettiva, particolare e frammentaria, dove i tempi dell'esistenza si risolvono nell'attualità del presente. Il termine "postmoderno" venne utilizzato per la prima volta da alcuni architetti statunitensi contro l' "International Style" dei primi decenni del secolo; il Movimento Moderno (dal Bauhaus di Gropius, a Le Corbusier, a Mies Van der Rohe, al gruppo De Stijl) aveva sostenuto un'architettura fondata sul rigore geometrico, l'armonia e la funzionalità, abbandonando ogni forma di ornamento e di decorazione esteriore non coerente con la struttura interna degli edifici ("Form follows function"). I moduli erano logici e semplificati (parallepipedi, cubi, unità abitative, grattacieli) e ogni singolo intervento architettonico doveva essere subordinato all'urbanistica, nella convinzione comune che l'architettura dovesse promuovere la democrazia e la socialità. L'architettura postmoderna (dall'Architettura organica, all' High Tech, al Decostruttivismo) recupera le forme ondulate, organiche, decorate, spesso sotto forma di citazioni ironiche e parodiche dal passato; i colori sono  violenti ed eccessivi, a volte sconfinando volutamente nel kitsch; la tecnologia viene esibita in modo visibile e spettacolare, con progetti realizzati servendosi del computer.
In ambito letterario, il Postmoderno si distingue soprattutto per il superamento della distinzione tra letteratura colta e generi di consumo(giallo e horror, soprattutto); il romanzo "postmoderno" di Lodge, Eco o Stephen King punta alla mescolanza di generi narrativi, stili e codici espressivi diversi, attinti dalla televisione, dal cinema e dal fumetto. L'intertestualità è un altro tratto caratteristico del romanzo postmoderno, che può essere letto come un continuo gioco di rimandi e citazioni da altri testi, rivisitati in chiave ironica e paradossale. Nel concetto di Postmoderno, è implicito infine il rifiuto dell'impegno politico e culturale della stagione delle utopie rivoluzionarie degli anni 60/70, per cui il testo letterario appare sconnesso dalla realtà storica e sociale in cui è maturato.
Il Postmoderno è stato esteso anche alla cinematografia americana degli anni 80/90, legata soprattutto all'invenzione dei blockbuster, i film colossal, o pseudo-colossal, realizzati con trucchi ed effetti speciali spettacolari, e con considerevoli spese pubblicitarie. Il pubblico non andrà al cinema per ricevere una buona dose di ottimismo (cinema classico) o per riflettere (il cinema dello sguardo), ma per gustare paesaggi visivi e sonori completamente autoreferenziali, senza alcuna realtà al di fuori di essi. D'altra parte, il cinema postmoderno diviene lo spazio per quella che viene chiamata l'estetica del remake; secondo Quentin Tarantino, la storia del cinema è "un grande album, una scatola dove pescare a caso e a piacere"; la storia diviene il collage di tanti film, stili e generi diversi, dove l'unico senso è quello di riconoscere le citazioni presenti nella narrazione. Quella sottile linea rossa che lega autori molto diversi, da Lucas a Spielberg, da Ang Lee ai fratelli Wachowski, da Greenaway a Tarantino, riporta paradossalmente il cinema alle origini, quando, sotto la sapiente regia del prestigiatore Georges Meliès, il cinema era una grande macchina di trucchi e illusioni, che intratteneva un pubblico distratto e in cerca di svago. Non mancano tuttavia le eccezioni, anche all'interno delle tecnologie digitali virtuali. Ma questa è un'altra storia.....

Giulio Aronica

Nessun commento:

Posta un commento