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martedì 21 luglio 2015

Racing-Indepediente ovvero la guerra nel boschetto di noccioli

Le rivalità cittadine nel calcio sono belle, antiche ed emozionanti.
Ce ne sono di innumerevoli sia nel vecchio continente che nelle Americhe.
Ognuna porta con se vecchi rancori, odi più o meno malcelati e tensioni.
In Italia ce ne sono diverse, Genoa-Sampdoria, Milan-Inter, Torino-Juventus, Roma-Lazio.
Londra ne offre un certo numero, avendo più di una squadra in Premier League.
Arsenal, Chelsea, Totthenam, West Ham...
Manchester ha la sfida tra il nobile United e il City, fratello povero nobilitato dai petroldollari dell'emiro di turno.
Liverpool vede i Reds contro i cugini dell'Everton.
Spostandoci a Montevideo troviamo Penarol contro Nacional mentre a Buenos Aires due volte l'anno potremo assistere al Super Clasico, River-Boca.
Però se decidessimo di andare ad Avellaneda, letteralmente boschetto di noccioli, avremo la possibilità di assistere ad un derby di quartiere o barrio, per usare il gergo locale.


Se la tensione per uno scontro cittadino è alta, immaginate voi se lo scontro vede partecipare due squadre che hanno gli stadi che si guardano.
Ecco a voi Racing Club contro Independiente.
Risulta essere qualcosa di più di una rivalità calcistica, il nemico vive accanto, potrebbe essere addirittura un tuo familiare, i fratelli Milito ne sanno qualcosa.
Sono stili di vita che si scontrano, la rivalità risale alla notte dei tempi.
Caino e Abele.
Non sai perché ma ti è stato insegnato ad odiarli.
Sono il tuo nemico e questo basta.
Non è questione di Bene e Male, giusto o sbagliato.
Ad Avellaneda o tifi per l'Academia, Racing Club, o per Los Diablos Rojos, Independiente.
Non esistono se o ma di sorta.
Da una parte o dall'altra della barricata.
Dire che i due stadi si guardano non è la solita frase fatta che modifica la realtà per renderla adatta a far scaturire delle emozioni forti.
I due impianti si guardano davvero come due moniliti giganteschi a perenne memoria che l'altro è sempre lì pronto a ridere delle tue sventure.
El Cilindro, il nome vero sarebbe Estadio Presidente Domingo Peron, casa del Racing e La Doble Visera de Cemento, all'anagrafe Libertadore de America, domicilio dell'Independiente, distano solo 300 metri.
A queste latitudini trecento metri sono davvero pochi.
In realtà a tutte le latitudini avere il nemico giurato a trecento metri sarebbe pericoloso, a maggior ragione nel boschetto di noccioli.
Le due squadre furono fondate a soli due anni di distanza, i biancocelesti dell'Academia nel 1903 e presero il nome Racing in onore del Racing Parigi mentre l'Independiente nel 1905.
I colori sociali del Los Diablos Rojos inizialmente erano il bianco e il blu ma i fondatori li cambiarono negli attuali quando videro in azione il Notthingam Forrest durante una tournèe in Argentina.
Si sono affrontate in competizioni ufficiali qualcosa come 203 volte.
88 successi per l'Independientre, 63 pareggi e 52 successi per il Racing Club.
Il Racing è la squadra più amata d'argentina, dopo Boca e River, anche se ad Avellaneda la bacheca più fornita ce l'ha l'Independiente.
Il Racing però fu la prima squadra argentina a vincere la coppa libertadores, la coppa campioni sudamericana.
La bacheca dell'Independiente ha cominciato a riempirsi, staccando quella del Racing, a causa di una maledizione.
Si, si, avete capito bene, maledizione.
Il giorno del 1967, in cui il Racing si laureava campione nella coppa intercontinentale a Montevideo contro il Celtic, alcuni tifosi dell'Independiente si introdussero all'interno del Cilindro e vi seppellirono, sotto il manto erboso, sette gatti neri.
La maldicion de los siete gatos neros ebbe inizio.
Quel 1967, che i tifosi del Racing pensavano l'inizio di un'epoca d'oro, segnò il principio della fine.
Solo sventure per l'Academia, che conobbe nel 1980 anche la prima retrocessione della sua storia.
La maledizione divenne talmente famosa che alcuni presidenti provarono con riti scaramantici, con benedizioni dello stadio ma tutto risultò vano.
Un allenatore propose di scavare il manto erboso alla ricerca delle carcasse dei gatti, ne fu trovata solo una e la maledizione non accennava ad attenuare i suoi effetti.
Ormai arresi all'inevitabile i tifosi non speravano più in niente, ma a sorpresa il sortilegio si è rotto con il ritorno a casa del Principe Milito.
Il soprannome lo deve all'impressionante somiglianza con Enzo Francescoli, chiamato il Principe.
Milito ha un fratello che militava nell'Independiente, i derby di Avellaneda si risolvevano in scontri casalinghi.


Durante uno di questi Diego, con una scarpa in mano, urlò all'arbitro di espellere il fratello, reo a suo dire di un fallo da ultimo uomo.
Gaby, detto El Mariscal in omaggio alla leggenda albiceleste Roberto Perfumo, non gradì.
Il tutto si risolse in una bella rissa tra i due e reciproche offese alla mamma, che come potete ben immaginare è la stessa.
Stavamo parlando del ritorno di Diego a casa.
Il 19 giugno 2014 il Racing annuncia l'ingaggio del figliol prodigo, fino al dicembre del 2015, che in quella stagione con le sue reti contribuisce a riportare a casa il titolo.
È sintomatico che per rompere la maledizione ci sia voluto un gesto di amore.
Perché nel boschetto di noccioli tifare Racing o Independiente non è una questione di vita o di morte, è molto molto di più.
Come ci ricorda il Principe tifare per l'Academia è molto più che vincere o perdere. O ci credi o non ci credi.
Interpretando perfettamente il motto della Guardia Imperial, focoso gruppo ultras del Racing.
Porquè que vinca o que pierda solo hay un equipo en avellaneda...El Racing.
Una fede, con dei dogmi e dei rituali.
E le fedi, si sa, portano ad azioni folli.

Giulio Achille Mignini.

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